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Scoliosi

La scoliosi è definita come una deformazione sul piano frontale della colonna vertebrale, essa può essere sia idiopatica (causa sconosciuta) sia adattativa, quindi venir fuori come una forma di adattamento della tua colonna causata da vizi posturali.


Il trattamento sulla scoliosi idiopatica


La postura, pur essendo un fenomeno profondamente unitario, può essere studiata attraverso ciascuno di questi modelli interpretativi: il modello neurofisiologico, il modello biomeccanico, il modello psicosomatico. ( Proff. Fabio Scoppa POSTUROLOGIA: IL MODELLO NEUROFISIOLOGICO, IL MODELLO BIOMECCANICO, IL MODELLO PSICOSOMATICO)


In ambito riabilitativo risulta, come già noto, davvero difficile stilare un protocollo per una patologia. Ancora più complesso sicuramente se si parla di scoliosi idiopatica. Ci tengo a precisare che nell’affrontare tale condizione si deve sicuramente tenere in considerazione, non solo una valutazione funzionale (FKT), ma anche una valutazione ortopedica. Risulterà infatti vincente un approccio giocando in Team. Credo infatti che l’impossibilità di poter determinare come e quando la scoliosi idiopatica possa evolvere, pone noi riabilitatori in una posizione border line. Nel piccolo pz, insieme alle valutazioni effettuate dallo specialista (Test di Risser, valutazione sull’angolo di Cobb, indagine familiare ecc...) , sarà si possibile tracciare una linea, ma la stessa rimarrà pur sempre una delle ipotesi sulla possibile evoluzione.

Struttura e funzione.


Una prima scelta sulla tipologia di approccio da prendere in considerazione sarà sicuramente l’età del pz; diverso dovrà essere se ci troveremmo davanti un pz in fase pre e/o puberale rispetto a pz un adulto.


In un pz in fase pre/post-puberale l’attenzione del terapista sarà rivolta su due fronti. Il primo sicuramente riguardante il miglioramento funzionale, in secondo luogo il terapista (sfruttando le conoscenze istologico/anatomico) cercherà di influenzare la plasticità del connettivo il più possibile per modificare la struttura.



In un pz adulto sicuramente l’azione del terapista sarà più rivolta verso il ritrovamento di un funzionamento ottimale che non mette la struttura in sovraccarico. Avremo si una schiena fuori dalle belle linee ma allo stesso tempo funzionante e priva, quindi, di dolore.




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